
La cappella si compone di pregevoli elementi architettonici e statuari in pietra lavorata con molti ornamenti: due colonne fiancheggiate dalle statue della Maddalena a sinistra, e di Santa Veronica a destra; architrave, fregio e cornicione su cui sono disposti lateralmente le statue di San Vito e di San Ciro martiri e al centro un riquadro contenente il piccolo dipinto, raffigurante il Volto Santo sormontato da due puttini con la croce in mezzo. Nel vano sottostante il piano dell’altare è deposta la statua di Cristo morto, protetta da una vetrata.
I pellegrini in visita al Santuario resteranno affascinati dalla Cappella dedicata a Cristo Spirante. Essa è un grandioso Inno alla Passione di N.S. Gesù Cristo e prima della sua recente sistemazione sulla parete di fondo dell’abside sul presbiterio, custodiva anche una delle più venerate immagini martinesi della Passione, il famosissimo Cristo Spirante, simulacro in legno di scuola veneziana (1700) raffigurante il Cristo Crocifisso ancora vivo, “spirante” appunto.

La Storia della devozione a Cristo Spirante e l’elevazione a Santuario della chiesa di S. Francesco d’Assisi
Il Santuario ha sede nella parrocchia intitolata a San Francesco d’Assisi in Martina Franca (TA). La Chiesa fu costruita tra il 1680 e il 1710 dai Frati francescani “Conventuali” detti “Frati neri” per via dell’abito. Accanto alla chiesa costruirono anche il convento. Nella chiesa furono edificati più altari o cappelle laterali. La cappella dedicata a Cristo Spirante era già completata nel 1719 ed è un grandioso inno alla Passione del Signore. Ha sempre custodito una delle immagini della Passione più venerate dai Martinesi, il famoso Cristo Spirante, un simulacro in legno raffigurante il Cristo Crocifisso ancora vivo, “spirante” appunto, opera di scuola veneziana della prima metà del Settecento, commissionata dal benefattore martinese Lupolo Volpe (1640-1708), per la cifra di 60 ducati del tempo. A tal proposito, nel 1719, Fra’ Tomaso Galeone (1662-1723) a proposito di Lupolo Volpe scrive nella sua relazione: Il Lupolo Volpe fu molto elemosiniere con tutto sé; ogni giorno dava elemosine a’ poveri, ed a’ convento; costui dopo aver somministrato molte volte denari per la fabrica, e grano ed altre vettovaglie per il vitto de’ frati donò ancora docati 100 per comprarsi i travi della chiesa, e docati sessanta per la statua del Santissimo Crocefisso venuto da Venezia. La cappella si compone di pregevoli elementi architettonici e statuari in pietra lavorata da scalpellini leccesi con molti ornamenti in stile barocco: due colonne fiancheggiate dalle statue della Maddalena a sinistra e di Santa Veronica a destra; architrave, fregio e cornicione su cui sono disposti lateralmente le statue di San Vito martire e di San Ciro medico, eremita.

La Diffusione del culto di San Ciro
” La storia“
A Cura di Mons.Vincenzo Annicchiarico
Una storia di devozione, miracolo e nobiltà nel cuore del Settecento
Nel maggio del 1707, a Martina Franca si verificò un evento raro e profondamente simbolico, che segnò l’ingresso nella città del culto di San Ciro, martire alessandrino del III secolo. L’artefice di questa diffusione fu un uomo che sarebbe poi divenuto santo: Padre Francesco de Geronimo, gesuita originario di Grottaglie, noto per la sua instancabile attività missionaria nel Regno di Napoli.
Il miracolo della Duchessa
Durante la sua predicazione a Martina Franca, il padre era solito portare con sé la reliquia di San Ciro, che utilizzava per benedire e consolare i malati. La sua fama crebbe quando accadde un fatto straordinario:
La duchessa Eleonora Caetani, moglie del duca Francesco Caracciolo, fu colpita da fortissimi dolori durante il sesto mese di gravidanza. Temendo per la sua vita e per quella del nascituro, implorò l’aiuto del gesuita. Dopo essere stata segnata con la reliquia di San Ciro, i dolori scomparvero e ogni pericolo svanì.
L’episodio fu raccontato dal biografo S. Bagnati nella Vita del Servo di Dio P. Francesco di Geronimo (1725).
Il battesimo con 33 nomi
Qualche mese dopo, l’8 maggio 1707, nella Collegiata di San Martino, nacque la bambina della coppia ducale. Il battesimo fu solenne: il canonico Marcello Fullone le impose ben 33 nomi, tutti di santi e sante, a protezione della sua vita. Tra questi:
Maria, Rosa, Idria, Carmela, Anna, Cira, Angela, Rachaele, Francesca Xaveria…
Un nome spiccava su tutti: Cira, in onore del santo che aveva “salvato” la madre durante la gravidanza.
Il padrino speciale: un santo per procura
A rendere l’evento ancora più eccezionale fu la scelta del padrino di battesimo: proprio Padre Francesco de Geronimo. Tuttavia, per motivi di missione, il sacerdote non poté partecipare di persona e inviò un sostituto di grande prestigio:
Padre Dionisio Colucci, dell’Ordine dei Minimi, religioso martinese di profonda dottrina e vita santa.
Il vincolo di compadrino non era cosa da poco per un ecclesiastico: richiedeva una licenza ufficiale da parte del superiore religioso. Padre Francesco ottenne il permesso e redasse una procura notarile, conservata ancora oggi nell’Archivio della Basilica di San Martino.
La procura in latino: una testimonianza preziosa
La procura, redatta a Napoli il 26 marzo 1707, fu firmata di suo pugno dal santo e autenticata dal notaio Nicola De Palma. In essa, Padre Francesco dichiara:
“Costituisco mio procuratore il padre Dionisio Colucci dell’ordine dei Minimi affinché possa tenere al mio posto al sacro fonte del battesimo il bambino o la bambina che nascerà […] e affinché possa contrarre con loro il vincolo di compadrino, osservando le solennità consuete della Santa Chiesa Romana.”
Un vincolo tra cielo e terra
Questo evento, seppur circoscritto nel tempo, ha lasciato una traccia profonda nella storia religiosa e sociale di Martina Franca. Esso testimonia:
L’inizio del culto di San Ciro nella città.
Il prestigio spirituale di San Francesco de Geronimo,
La devozione della nobiltà locale, che desiderava unire la propria discendenza a una figura considerata già in vita un santo.
Una storia poco conosciuta, ma che merita di essere ricordata.

Fonti
- 
S. BAGNATI, Vita del Servo di Dio P. Francesco di Geronimo della Compagnia di Gesù, Napoli, 1725. 
- 
Archivio della Basilica di San Martino, Martina Franca. 
- 
Testimonianze raccolte da Tommaso Ladisa Casavola, storico locale. 

